Filippo ed Elia Colombo: il primo è l’astro nascente della mountain bike svizzera e ha già provato l’emozione olimpica a Tokyo; il secondo è un fenomeno del windsurf e prepara lo sbarco a Parigi 2024.
Fratelli divenuti famosi grazie allo sport ce ne sono moltissimi, praticamente in ogni disciplina. Alle nostre latitudini, nell’hockey è facile pensare ai cognomi Celio o Jaks, nell’atletica vengono in mente le sorelle Sprunger, mentre per ciò che riguarda la neve è facile ricordare le famiglie Gysin o Gasparin. Allargando poi gli orizzonti, spiccano i celebri esempi dei fratelli Gasol nel basket e delle sorelle Williams nel tennis, senza contare gli infiniti casi di consanguineità nel mondo del calcio o dell’automobilismo, dove da sempre fioriscono autentiche dinastie. Molto meno frequenti sono invece i casi di famiglie che sfornano campioni in discipline diverse: i portieri di calcio Buffon e Courtois, ad esempio, hanno sorelle campionesse di pallavolo; l’altista Blanka Vlasic, invece, ha un fratello che gioca nel West Ham United. Qualche caso dunque esiste: ma si tratta, ve ne sarete accorti, sempre di coppie formate da fratello e sorella.
L’autentica rarità, quindi, è trovare due fratelli maschi capaci di emergere in due sport diversi. Clamoroso è il caso – davvero da romanzo – di Pat Riley, l’allenatore più vincente della storia del basket, il cui fratello ha giocato a football americano in alcune delle più famose franchigie della Nfl, mentre il padre era stato professionista nella Major League di baseball. Si tratta però, come detto, di mosche bianche.
Insieme ai giochi di Parigi?
Una piacevole eccezione è rappresentata, nel Luganese, dai fratelli Elia e Filippo Colombo. Il primo, 26.enne, è campione svizzero di windsurf nella categoria foil, disciplina che debutterà ai Giochi di Parigi nel 2024. «Caratteristica di queste tavole rivoluzionarie – ci spiega l’atleta del Circolo velico di Lugano – è la presenza nella parte inferiore di una pinna in carbonio con appendici aerodinamiche che permettono al windsurf di alzarsi sull’acqua anche un metro e di raggiungere altissime velocità, ben oltre i 50 orari. È una tecnologia derivata dalle imbarcazioni che prendono parte all’America’s Cup». La competizione a 5 cerchi è l’obiettivo dichiarato del surfer di Bironico. Del resto, dopo il quinto posto ai Campionati europei, è un’ambizione più che legittima. «Il traguardo è proprio quello. La mia preparazione e le mie gare del prossimo biennio saranno finalizzate alla conquista della qualificazione olimpica».
Olimpiadi che suo fratello Filippo, un paio d’anni più giovane, ha invece già disputato: la scorsa estate era a Tokyo a battagliare coi migliori interpreti mondiali della mountain bike. E pensare che il grande appuntamento, a causa di grave un infortunio (frattura del bacino rimediata all’inizio di maggio) ha rischiato di svanire proprio all’ultimo. «Sul momento, psicologicamente, è stata una botta tremenda», dice il biker medaglia di bronzo continentale. «La Federazione ha immediatamente diramato un comunicato per annunciare la mia rinuncia alle Olimpiadi, senza aspettare l’esito di esami più approfonditi e senza nemmeno interpellarmi. Ci sono rimasto male, ma proprio in quel momento ho deciso di mettercela tutta per dimostrare che si stavano sbagliando. E lavorando duro, contro ogni pronostico, ce l’ho fatta».
Le sfide a tennis e hockey
Impegnati in studi superiori, molto educati e figli di genitori ultrasportivi, Elia e Filippo Colombo – insieme a un altro fratello – sono cresciuti in mezzo a biciclette, sci, snowboard e tavole da surf, sviluppando presto uno spirito di sana ma agguerrita competizione. «Ci sfidiamo ogni volta che è possibile, fin da quando eravamo piccoli, specie a tennis e hockey», conferma Elia. «Se ho raggiunto dei risultati nello sport – spiega Filippo, cresciuto nel Velo club Monte Tamaro – è anche grazie a un certo spirito di emulazione che mi animava. I miei fratelli erano esempi per me, volevo essere bravo come loro, anzi di più».
Giochi e attività di ogni genere, dunque, ma alla fine ognuno, forse per questione di carattere, quando si è trattato di decidere una disciplina principale a cui dedicarsi anima e corpo, ha scelto una propria via indipendente. E forse non è un caso che le preferenze siano cadute su due sport piuttosto lontani fra loro, quasi agli antipodi: Uno infatti viene praticato fra le asperità delle montagne, mentre l’altro poggia su qualcosa di assai più labile, cioè l’acqua dei laghi e degli oceani. Sulle due ruote, è come se la natura venisse sfidata a duello, contrapponendo alla sua concretezza e ai suoi dislivelli altimetrici la pura forza muscolare. «Nella mia disciplina – conferma Filippo – è tutto molto semplice: ci ammazziamo di fatica e il più forte vince». Nel windsurf, elementi come acqua e aria vanno assecondati e sfruttati per ricavarne il massimo a livello di propulsione. «Sulla tavola ci sono più variabili in gioco – conclude Elia – devi essere bravo a leggere vento e correnti e, in base ai loro mutamenti, adeguare la tua condotta di regata».
La via verso Parigi, ad ogni modo, è ormai tracciata.